Descrizione
Presentazione
Cavascura è uno dei luoghi più spiazzanti dell’Isola d’Ischia. Più ci si allontana dal mare, l’ultimo pezzo della spiaggia dei Maronti, chiuso all’altra estremità dalle Putrelle, più sembra di essere in Cappadocia. Guglie, pinnacoli disegnati dal vento, pareti a picco piene di nidi degli uccelli. Ugualmente a picco, con pendenze da vertigine (o da paura) la stradina sterrata che porta su, a Serrara Fontana. Non è qui che troverete molti turisti, più attratti da altre e varie mondanità.
Cavascura è un luogo diviso tra la solarità delle ginestre e il buio delle grotte.
Non ci sono chiuse rupestri si, e testimoniano che in anni non così lontani gli uomini si nascondevano nelle tane, come le bestie. Chi va a Ischia per conoscerla e camminarla, non solo cioè per i bagni e cure termali, limoncelli e sautè di cozze e vongole, sa che l’isola è piena di grotte, antri, anfratti, punti d’avvistamento, camminamenti segreti, necessità di quando dal mare arrivavano solo predatori e nemici. Il turismo ha portato a svilupparsi maggiormente i paesi sul mare, ma credo che quelli più genuinamente ischitani siano all’interno. Dove si può misurare la difficoltà di lavorare una terra matta e scomoda, ma anche semplicemente di spostarsi perché è come se non esistesse la pianura.
Angelo Conte è un uomo dell’interno. Ha molti interessi, dalla storia al Cabaret. Nel suo orto c’è il ciliegio che dà le più buone ciliegie dell’Isola, dettaglio da non trascurare. Questo è il suo primo libro. Qualche ingenuità tipica dell’esordiente va capita e giustificata. Quello che resta è un affresco molto vivo e affettuoso che ruota intorno a una storia d’amore. Conte elegge i protagonisti ma non vuole dimenticare gli altri, i deuteragonisti, quella sorta di coro greco che accompagna le vicende dei due innamorati. Per gioco, ho pensato che un titolo potesse essere “Anema e coro”. Sono quelli di Testaccio, di Buonelane, quelli che li trovi sempre, quando c’è bisogno. E’ un libro in netta controtendenza. Mancano i cattivi. Un autore è come uno chef, decide lui gli ingredienti del libro e Conte ha scelto un “hymne à l’amour” più ischitano che parigino, già ginestra che grotta.
Resta, alla fine, la dolcezza delle albicocche mature e dei baci lunghi.
Gianni Mura
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